Al nr. 1500, contattato per avere delle informazioni in merito ad un caso di covid di un consulente che si era presentato nella nostra società nei giorni precedenti, ci è stato detto che in assenza di contatto diretto, se il consulente è stato nella medesima sala riunioni per meno di 15 minuti ed a una distanza superiore ai 2 metri, non vi erano rischi di contagio. Si può comprendere, una volta per tutte, quali siano le distante di sicurezza in mancanza di utilizzo di mascherine?
Un aspetto riguarda l’autorità sanitaria che, sulla base delle indagini, stabilisce se è il caso o meno di mettere in isolamento le persone che hanno avuto contatti con un contagiato. Altra cosa è procedere alla disinfezione degli ambienti di lavoro secondo quanto indicato dalla circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute (che è invece un’azione che deve intraprendere il Datore di Lavoro)
In caso di C.S.E. quali misure cautelative devo adottare per la tutela dei lavoratori nell’attuale situazione di epidemiologica?
Per tutte le attività che non sono state sospese, ivi compresa quella della cantieristica per le opere che comunque non possono essere interrotte, dovrebbero essere applicati i criteri di tutela previste dal Protocollo. Quindi:Informazione, gestione dell’accesso al cantiere e delle fasi di lavoro per ridurre la possibilità di contatto, fornitura di dispositivi di protezione e sorveglianza sanitaria. In particolare è opportuno modulare le fasi di lavoro, rimandando quanto non indispensabile, a patto di garantire la sicurezza strutturale del cantiere.
COVID-19 è sicuramente un rischio biologico nel senso generale del termine, ma è considerato anche rischio professionale, con tutte le conseguenze del caso incluso la responsabilità del Datore di lavoro ? Nel caso di risposta affermativa come si fa a dimostrare che l’esposizione è avvenuta negli ambienti di lavoro ?
Il rischio professionale è considerato tale in ambito sanitario, mentre in altri comparti produttivi è un “rischio generico” che diventa obbligatorio valutare in relazione alla situazione di emergenza. La responsabilità del datore di lavoro subentra nel momento in cui non si è attivato per valutare correttamente questo nuovo rischio e non ha attivato tutte le misure per la massima tutela dei lavoratori secondo i principi dell’art. 2087 del codice civile (che deve essere sempre la guida per tutti).
Obbligo per tutti di aggiornare dvr con rischio biologico?
La valutazione dei rischi va aggiornata in relazione al rischio biologico generico introdotto dal COVID, secondo le indicazioni fornite dal Governo. Le attività che attualmente sono attive, quindi operative compatibilmente con le prescrizioni, devono sicuramente procedere con la valutazione del rischio. Come ampiamente discusso nel webinar si può procedere, in questa fase, ad elaborare un documento a se stante senza stravolgere il DVR o redigerlo ex novo. Ovviamente tale aspetto, come ha evidenziato la Prof.ssa Giovannone, è diverso se ci si trova in aziende ove trova applicazione il Titolo X del D.Lgs. 81/08 (ovvero ove è già prevista l’esposizione di alcuni gruppi omogenei di lavoratori al rischio biologico)
Il Ministero ha aperto la strada circa l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie prive di marcatura CE. Cosa vuol dire effettivamente ciò e che implicazioni ha?
E’ stato avviato un iter per la messa in commercio di mascherine che non siano state certificate con la marcatura CE, ma ciò non significa che vengano messe in commercio mascherine che non rispettino le norme tecniche di riferimento UNI 149 e UNI 14683 (messe a disposizione gratuitamente dallo Store UNI). Il produttore può autocertificare il rispetto delle norme, ma deve comunque inviare tutta la documentazione probatoria all’ISS per fornire evidenza che i prodotti soddisfano tutti requisiti definiti nella norma stessa in base alla tipologia di prodotto4
Quindi è obbligatorio disporre di almeno 2 mascherine FFP1/2/3 in azienda? cioè in base a quale criterio dobbiamo tenerne solo 2? si parla a livello indicativo?
Nell’intervento è stata fornita un’indicazione esemplificativa; in una fase come questa è inopportuno parlare di “obbligo” di dotazione di mascherine FFP2; possiamo dire che è assolutamente opportuno per poter attuare un protocollo di sicurezza nel caso si presenti un caso di sospetto contagio in azienda. Il numero di mascherine è funzione dell’articolazione e dell’estensione dei luoghi di lavoro; in ogni caso è importante istituire una procedura:
per prestare assistenza a persone potenzialmente contagiate sono necessari idonei DPI Mascherine EN 149 FFP3 o in alternativa FFP2. Se tali DPI non sono a disposizione in azienda invitare il soggetto affetto da patologia ad indossare una normale mascherina chirurgica ovvero provvedere a mettere la persona in isolamento all’interno del luogo di lavoro ed attendere l’autorità sanitaria
