Il datore di lavoro può chiedere al dipendente se si è sottoposto al vaccino contro il COVID19?

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Il datore di lavoro può chiedere al dipendente se si è sottoposto al vaccino contro il COVID19?

La rigida interpretazione fornita dal Garante è chiara e “complica” la vita al datore in quanto stabilisce esplicitamente che egli non può richiedere, né direttamente né indirettamente tramite il medico competente, se i propri dipendenti si sono sottoposti o hanno l’intenzione di sottoporsi al vaccino, neanche con il loro consenso, che quindi non può fungere da base giuridica di liceità del trattamento.

Il ragionamento del Garante, che può sembrare intransigente, fa leva sul considerando 43 del Reg. UE 679/16 (cd. GDPR), la cui prima parte recita “Per assicurare la libertà di espressione del consenso, è opportuno che il consenso non costituisca un valido presupposto per il trattamento dei dati personali in un caso specifico, qualora esista un evidente squilibrio tra l’interessato e il titolare del trattamento, specie quando il titolare del trattamento è un’autorità pubblica e ciò rende pertanto improbabile che il consenso sia stato espresso liberamente in tutte le circostanze di tale situazione specifica”.

Quindi non è possibile chiedere direttamente o indirettamente se il lavoratore ha fatto il vaccino, né spingerlo in tale direzione. Pertanto per il  rientro in azienda, il datore non potrà né ottenere, né tantomeno utilizzare il dato sanitario inerente il vaccino, ma dovrà improntarlo sulle logiche di prudenza e cautela a cui ormai siamo abituati e a cui proprio adesso non possiamo rinunciare per non pregiudicare la tanto attesa ripartenza.